Biografia
Gigi Busato nasce a Verona il 27 luglio 1932.
Si trasferisce a Legnago sin da bambino, nella borgata S. Vito.
All’età di dieci anni entra nel collegio di Pallanza dove, tra gli altri insegnanti,
incontra lo scultore Gino Petri il quale intuisce le possibilità artistiche del ragazzino e
lo indirizza allo studio dell’arte.
L’amore e la passione del maestro trovano una fertile risposta in Gigi che, all’età di 12 anni, si esibisce nella sua prima personale con una serie di eleganti disegni.
Ritorna in famiglia nel 1949, a Boschi S.Anna, uno sperduto paesino della Bassa Veronese, dove lo attendono una vita irta di difficoltà e di fame.
Si iscrive, con l’aiuto di tutto il paese, all’Accademia Cignaroli di Verona;
per 5 anni vince la borsa di studio riservata ai migliori studenti.
Le sue doti non tardano a manifestarsi in maniera eclatante dando ragione ai suoi professori, Girelli, Trentini, Nardi, che avevano pronosticato, per Busato, un sicuro cammino.
Ma i momenti che lasciano maggiormente il segno nelle esperienze di Gigi, sono gli incontri con Casarini, Semeghini e Pigato, tre chiare firme dell’arte veneta.
Busato, giovanissimo, muove i primi passi nel contraddittorio mondo della pittura,
come professore di disegno in un collegio di Bussolengo.
Contemporaneamente, quasi in sfida alla gretezza di barbosi tromboni,
gli vine assegnato il compito di restaurare alcuni preziosi affreschi del cinquecento.
Custoditi nel Santuario dei Padri Redentoristi.
Nel 1958, a Verona, affronta la critica, ancora scettica sulle possibilità del giovane artista,
con una entusiastica mostra.
Da quel momento le personali e le collettive si rincorrono in numerose città d’Italia sollevando, ovunque, consensi ed applausi.
Alla prima edizione dell’Olimpiade internazionale dell’arte, in Abano Terme, Gigi Busato viene premiato per il miglior disegno presentato da un artista europeo.
Dal 1964 le personali di Busato si susseguono ad un ritmo incessante: Abano terme, Recoaro, Busto Arsizio, Padova, Ferrara, Gallarate, Trento, Zurigo, Bari, Desenzano, Milano, Matera, Jesolo, Taranto, Cortina, Spoleto, Verona e tante altre città in cui, ogni volta, come per incanto, l’arte di Busato, fa rivivere entusiasmi sempre nuovi.
Nel 1973, in seguito ad un viaggio fortuito, Gigi Busato si trova coinvolto in un’impresa colossale.
L’incontro con i “Sassi” e le “Chiese rupestri” feriscono la sensibilità dell’artista che si cimenta in un compito quanto mai arduo: far capire al mondo, attraverso l’arte, come lignavia e la cattiva politica di un intero paese, stessero affossando un inestimabile tesoro di civiltà e di bellezza.
Viene dato alle stampe un volume:”Gigi Busato, omaggio a Matera”, corredato da pregevoli riproduzioni di olii e incisioni, a testimonianza della voce di un uomo che, coraggiosamente, denuncia incuria e disinteresse, servendosi dell’arte e dell’amore.
La personale, imperniata esclusivamente su Matera, compie il giro di tutta Italia e si conclude a Milano su espresso invito del Comune di quella città.
Qualche anno prima, l’amicizia con Bruno Agrimi, aveva provocato un’altra mostra itinerante; “Due uscita 4″ e, anche in quella occasione si erano toccate le più importanti gallerie della penisola.
Giornate intense, zeppe di viaggi e di trasferimenti, incontri con culture le più eterogenee e disparate, esperienze a volte traumatiche e, sempre, comunque, significativi consensi.
Da un’idea casuale, nata dell’entusiasmo di Raimondo Antolini, nasce l’ultima, e forse più illuminante, fatica di Busato: la riproduzione dei bronzi del portale di San Zeno in Verona.
Anche questa volta, Gigi Busato, dove lottare contro lo scetticismo di una certa critica, a compartimenti precostituiti, che non riesce a mettere a fuoco le intenzioni e le intuizioni dell’artista.
Saranno i risultati a sconfessare le lugubri Cassandre, ma sarà, soprattutto, la fede di Busato ad essere premiata e gratificata da un opera che porta, nella realizzazione, mesi di sacrifici e di studio e si segna di un’impronta che non si portà mai cancellare.